Il coban Kopegi detto Kangal

Un mio articolo pubblicato sulla rivista K9 magazine

Pastore dell’Anatolia,Kangal, Karabas, Akbas, Malak, Coban Kopegi. Chiunque si sia interessato ai cani
turchi da protezione del gregge ha sentito almeno una volta uno di questi nomi.
La lunga polemica sul fatto che questi nomi indichino razze differenti o siano modi diversi di chiamare lo
stesso cane, è iniziata in occidente poco dopo le prime importazioni degli anni ‘60 ed è culminata a giugno del
2018 con l’adozione da parte della FCI di una nuova denominazione e di un nuovo standard che di fatto non ha
risolto la situazione, dato che è cambiato il nome della razza, lo standard non ammette più certi colori(che
sono comunque nel patrimonio genetico della razza e continueranno ad apparire), ma i cani sono gli stessi, e,
per la FCI appartengono sempre ad un’unica razza di pastori turchi.
Dal 1989 la FCI riconosceva questa razza col nome di cane da pastore dell’Anatolia, dal turco coban
kopegi(cane del pastore) con cui questi cani sono da sempre conosciuti in tutta la Turchia. Anatolia indicava
la provenienza geografica della razza piuttosto che quella politica, dato che in Anatolia diverse minoranze
etniche utilizzano ed allevano questi cani,in particolare la minoranza Kurda. Lo standard n. 331 prevedeva tutti
i colori, pelo da corto a semi-lungo e una leggera variabilità (analogamente a quanto succede nei pastori del
Caucaso e dell’Asia Centrale) ,ispirandosi alla popolazione pastorale turca precedente la standardizzazione del
Karabas / Kangal da parte degli allevamenti statali turchi e della massiccia propaganda in favore di una nuova
razza monocolore.
Nel corso degli anni ci sono stati vari tentativi da parte di diversi clubs in diversi paesi di ottenere la divisione
della razza Pastore dell’Anatolia per colori o di ottenere il riconoscimento di Kangal e PDA come razze
distinte; Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica e più recentemente la Gran Bretagna hanno adottato la soluzione
delle due razze, ignorando l’evidenza storica e i risultati degli studi genetici dei prof.ri Malcom B. Willis e Roy
Robinson che, incaricati dal KC inglese erano arrivati alla conclusione che Pastore dell’Anatolia e
Karabas/Kangal sono un’unica razza che semplicemente ha preso negli ultimi decenni due direzioni selettive. La
FCI che deteneva il patronato dello standard non essendoci in Turchia un ente cinofilo prima del 2006,ha
sempre mantenuto la soluzione della razza unica, salvo cambiare nome e standard alla stessa, appunto, nel 2018

  1. L’ente cinofilo turco, il KIF, nato nel 2006 ha riconosciuto in patria 3 razze: il Kangal, L’Akbas e il
    Malak(turkish mastiff).Divenuto membro FCI il KIF ha richiesto il riconoscimento del Kangal come razza distinta
    dal PDA in ambito internazionale, ma l’iter previsto dalla FCI avrebbe richiesto molti anni come sappiamo,
    oltre che un certo numero di linee di sangue non imparentate ecc, requisiti che una razza di nuova creazione
    non può avere. A questo punto la FCI per non scontentare il nuovo partner turco ha aggirato l’ostacolo
    affidando il patronato della razza PDA al KIF. E’ così che il KIF come ente cinofilo del paese d’origine della razza,
    nonostante questa si sia sviluppata in occidente, ha deciso di cambiarne il nome da PDA a Kangal e di
    apportare importanti modifiche allo standard che ha comunque mantenuto lo stesso numero, il 331, ottenuto
    col riconoscimento del 1989. Il risultato è un mostro della cinofilia: abbiamo adesso migliaia di cani che si
    chiamano Kangal ma che di fatto sono di vari colori e di taglia maggiore di quella prevista dal nuovo standard.
    L’ente cinofilo turco in un delirio di onnipotenza ha mandato una circolare ai vari enti cinofili nazionali
    intimando di togliere la registrazione e il pedigree ai cani che non aderiscono al nuovo standard, cani che in
    certi casi hanno fino a 10 – 12 generazioni di antenati conosciute! Chiaramente questo non è fattibile, i libri
    genealogici sono una cosa gestita dagli enti cinofili nazionali, gli standard un’altra, e quindi di fatto esistono
    oggi dei Kangal che hanno regolare pedigree, possono riprodursi ma non possono partecipare alle esposizioni
    perché di colori non più ammessi o per difetti minimi come per esempio una macchia bianca sulla nuca o sulla
    canna nasale. Una razza con secoli di storia nel paese d’origine e diffusa da oltre 50 anni in tutto il mondo è
    stata cancellata con un colpo di spugna con uno stratagemma . I tentativi fatti da gruppi di allevatori europei,
    americani ed australiani di discutere la situazione con la FCI, hanno trovato un muro davanti: la FCI ha dirottato
    le nostre richieste al KIF quale detentore dello standard, ma il KIF si rifiuta di dialogare se non con gli enti
    cinofili nazionali. A questo proposito devo dire che le mie due lettere scritte all’ENCI non hanno avuto risposta,
    anche enti cinofili di altri paesi hanno ignorato le richieste di intercedere presso il KIF, mentre alcuni hanno
    avuto dai turchi risposte arroganti e nessuna apertura al dialogo. Un buon compromesso sarebbe stato quello
    di mantenere il pastore dell’Anatolia e prevedere al suo interno le varietà di colore come per esempio per i
    pastori belgi e olandesi, ma il vero obbiettivo del KIF era quello di cancellare 50 anni di storia della razza
    avvenuta senza il loro intervento(non esisteva un ente cinofilo né un interesse per i cani in Turchia fino agli anni
    più recenti) razza che loro, ignorando la realtà pastorale e la storia considerano un’invenzione occidentale. Lo
    standard attuale che vedremo più avanti nei dettagli,è ora ristretto ad un unico colore, ma non esist e nessuna
    evidenza documentabile che provi che il colore del mantello sia mai stato un criterio di selezione per i cani
    dei pastori, ne che il nome Kangal storicamente indicasse una razza a se; il colore fulvo con maschera
    nera(karabas) è predominante nella popolazione aborigena ma non esclusivo. Esistono invece numerose prove
    documentabili che ci dicono che in Turchia è sempre esistita un’unica grande popolazione di cani da protezione
    del bestiame, variabile per quanto riguarda il colore e tessitura del mantello . Questi stessi cani erano e sono
    tuttora conosciuti e chiamati a seconda del colore o dell’area di provenienza; quindi per esempio un cane
    fulvo con maschera nera era conosciuto come karabas(testa nera) in tutta la Turchia, un Kangal, era un cane di
    qualsiasi colore proveniente dall’area di Sivas Kangal, come un Karapinar ,un Tuzkoy o un Aksaray erano cani
    originari di queste ultime province. Un cane bianco era conosciuto tradizionalmente come Akit o Akkus in tutta
    la Turchia, e cani bianchi sono presenti da ovest a est e nascono nelle stesse cucciolate dei fulvi e di tutti gli altri
    colori e non esistono popolazioni di cani esclusivamente bianchi. E’ comune a molte realtà pastorali in tutto il
    mondo chiamare i cani a seconda del loro colore, ma questo non ne fa razze distinte.Il termine Akbas(testa
    bianca )è stato coniato negli anni ‘80 in America dall’allevatore e importatore David Nelson il quale lo presentò
    come una razza antica da lui stesso scoperta nell’ovest della Turchia e distinta dal Kangal e dal Kars(altri nomi
    da lui coniati). Ci sono in realtà anche leggère variabilità di costruzione oltre che di colore e tessitura del
    mantello nella razza indigena coban kopegi, ma non sufficienti perché si possa parlare di razze distinte, e
    soprattutto sono presenti in tutta la Turchia e addirittura nella stessa regione ci possono essere notevoli
    differenze tra i cani di due villaggi o di due branchi differenti. E’ la normalissima e sana variabilità genetica
    presente in tutte le razze indigene di pastori custodi ed è la norma in Anatolia. Esistono anche alcune varianti
    regionali, ma non così marcate come si pensa, dato che gli spostamenti di uomini e animali hanno sempre
    favorito gli scambi genetici in un’area geografica, l’altopiano dell’anatolia, priva di barriere geografiche. Le valli
    di tipo alpino isolate tra loro esistono solo in un’area ristretta della regione del Mar Nero.
    Le origini e la storia meno recente di questi cani sono controverse, e ritengo che sia molto difficile addentrarsi
    in questo argomento senza rischiare errori, approssimazioni ed omissioni, tuttavia cercherò di dare qualche
    informazione al riguardo.
    C’è chi è propenso ad un’origine centroasiatica dei cani turchi ed al loro ingresso in Anatolia al seguito dei clan
    turchi durante la grande migrazione del VII° secolo dopo Cristo, ma abbiamo una grande quantità di materiale
    iconografico che testimonia la presenza di cani di tipo molossoide in Mesopotamia ed in Anatolia a partire da
    3000 anni prima di Cristo, come per esempio i famosi bassorilievi del palazzo del re Assiro Assurbanipal a
    Ninive, o la placca in terracotta di Nimrud o i molossi che cacciano i leoni e i cavalli selvatici nei cilindri di
    Uruk.
    Ma i ritrovamenti più interessanti riguardano Catal Huyuk, la piu antica città conosciuta, vicina alla città turca di
    Konya in Anatolia centro – meridionale. Gli abitanti di questa città rasa al suolo da un incendio 8000 anni fa, gli
    Hittiti erano parte di un impero che per grandezza non era secondo a quello Egizio e Assiro.
    Una grande quantità di ritrovamenti archeologici di questa antica città si può ammirare al museo delle civiltà
    anatoliche di Ankara.
    Ai più bassi livelli degli scavi di Catal Huyuk sono stati ritrovati scheletri di bovini e cani. Non è chiaro se la
    pecora sia stata addomesticata in questo periodo, ma sono stati trovati i resti di manufatti di lana. Ossa di
    maiali sono state trovate insieme a quelle di lupi e leopardi. Sappiamo, come detto sopra che già 8000 anni fa i
    cani erano usati per la caccia e per la guardia agli insediamenti umani, potrebbe questa essere l’origine dei cani
    da custodia delle greggi e del nostro coban kopegi?
    Alcuni studiosi turchi , tra cui Guvener Isik ,non concordano con la classificazione fatta dall’ente cinofilo del loro
    paese e secondo loro la popolazione dei cani da gregge anatolici sarebbe riconducibile a tre gruppi distinti e
    cioè:
    1) i cani di tipo kangal presenti in Anatolia centrale da almeno 8000 anni, originari dell’Asia centrale, con
    caratteristiche ben definite, come il pelo prevalentemente corto,tratti molossoidi e colorazione variabile: dalle
    tonalità di fulvo(boz) fino al grigio acciaio(yagiz), bianco(akyaka) e i più rari nero e tigrato(karayaka). Il nome
    Kangal legato alla omonima cittadina dell’Anatolia centrale deriverebbe da “ Kangli”, nome di una tribù
    turkmena stabilitasi nella regione nel 1071. Kangli significa “costruttori di carri” ed è usato anche per indicare i
    carri trainati da buoi.
    2) Il secondo gruppo secondo questi autori è costituito dai cani dei pastori nomadi conosciuti come cani Yoruk.
    Sono presenti in tutta la Turchia, anch’essi sarebbero stati introdotti intorno all’anno 1000 dai nomadi
    turkmeni provenienti dall’Asia centrale. Yoruk in turco significa nomade. Questi cani presentano colori e tipo di
    pelo molto variabili, sono cani agilissimi e dal forte carattere.
    3) Il terzo gruppo sarebbe rappresentato dai cani del nord est dell’Anatolia, cani massicci, soprattutto a pelo
    lungo di tutti i colori, poco adatti ai climi caldi e ben adattati ai terreni montagnosi. Secondo questi autori
    sarebbero assimilabili ai cani da pastore del Caucaso.
    Dato che non è mai esistito un tipo di allevamento organizzato in Turchia, tutti questi cani sono strettamente
    legati gli uni agli altri e hanno origini comuni, tantopiù che il principale criterio di selezione per questi cani è
    sempre stato legato alla funzionalità e non all’aspetto estetico.
    Avvicinandoci alla storia recente la testimonianza scritta più antica è quella di Evliya Celebi,
    scrittore,musicista e poeta del 17° secolo che descrive così una parata dei Giannizzeri, l’armata privata dei
    sultani ottomani:
    “conducono con doppie o triple catene grandi cani della taglia di un asino e fieri come i leoni delle savane
    d’Africa; i loro nomi sono Palo,Matasko,Alabas, Salbas, Turaman, Karaman, Komran, Sarhan, A’n, Zerkeh,
    Wejan, Yartan, Wardiha, Geldiha, Karabas, Alabarash e Boreh. Questi cani sono ricoperti da ricchi mantelli,
    collari d’argento e collari con punte di ferro intorno al collo. Alcuni di essi indossano armature. Essi assalgono
    non solo i lupi che entrano nei recinti e negli ovili,ma attaccherebbero persino i draghi e si butterebbero nel
    fuoco. I pastori tengono molto alla purezza dei loro cani e pagherebbero molte piastre per la monta di uno di
    questi soggetti. “
    In un altro punto l’autore ribadisce:
    “i pastori danno una pecora per la monta di uno di questi cani, e per un cane di Samsun, un cane da pastore
    della vera razza, pagherebbero 500 pecore”
    I cani di Samsun secondo l’autore erano originari di Kastamonu, sul Mar Nero,erano ritenuti i più pregiati,
    degni di partecipare alle parate in onore del sultano. Dai loro nomi si evince che erano di vari colori, e non
    venivano da Sivas.
    Un’altro riferimento documentabile, questa volta pittorico, è una miniatura a colori ricca di particolari del
    pittore ottomano di corte Vehbi che si trova nel palazzo del Topkapi a Istanbul e rappresenta una parata del
    1720 in onore del Sultano Ahmed III. All’interno della sfilata dei pastori, dei cuochi e dei pellai è ritratto un
    gruppo di pastori con alcuni montoni coperti da pregiati mantelli, e un cane, che sorprendentemente non è
    fulvo e non ha una maschera nera, ma è grigio, a pelo piuttosto lungo e orecchie amputate.
    In anni più recenti troviamo un libro(https://www.takasvolkodav.com/yerli-çoban-köpekleri.asp) scritto
    dal veterinario e professore universitario turco Cafer Fahri Dikmen nel 1927 sotto Mustafa Kemal Ataturk. Il
    libro Coban Kopegimiz(i nostri cani da pastore),corredato da diverse interessanti fotografie,in un capitolo
    descrive il coban Kopegi come segue:

<<<Siccome i cani che abbiamo proteggono le greggi di pecore e capre, loro sono chiamati coban kopegi (cani
da pastore).
Hanno testa grande e forte, la fronte è larga, le mascelle e i piedi sono molto forti e la loro ossatura è grossa.
Il loro mantello non è molto lungo, ma spesso e denso, normalmente sono bianchi o pezzati di bianco, ma ci
sono anche neri, fulvi e color limone.
Gli occhi sono scuri, e alcuni hanno la testa nera e questi sono chiamati Karabas.
Il cane da pastore è il più antico e il più utile dei cani, l’unico che ci fornisce il latte di pecora e capra, e per
questo è chiamato pastore.
Normalmente sono alti 70 – 75 cm, e i più grandi arrivano a 80 – 85 cm
>>>


  1. Neanche qui si parla di varie razze ma di una razza, il coban kopegi presente in tutta la Turchia, una
    popolazione indigena, una landrace breed più che una razza come intesa in cinofilia moderna.
    La storia contemporanea della nostra razza inizia con l’importazione di due cani, donati dall’ambasciatore turco
    al governo americano poco prima della seconda guerra mondiale nell’ambito di un progetto governativo top
    secret che doveva stabilire quale fosse la miglior razza di cani da pastore al mondo. La storia rocambolesca
    sull’importazione, la gestione di questa coppia di coban kopegi e della sua prima numerosa cucciolata
    all’interno di questo progetto interrotto dallo scoppio della guerra, è raccontata dallo scrittore americano
    Dee Brown, autore del best seller “Seppellite il mio cuore a wounded knee”, in un capitolo del suo libro di
    ricordi “when the century was young”. Esiste una foto che ritrae uno dei due cani, un tigrato, quindi ancora
    una volta nessun riferimento al Kangal come razza nazionale turca ed al colore fulvo con maschera nera come
    unica espressione di razza pura; e stiamo parlando, come nel caso della parata dei Giannizzeri di importanti
    eventi ufficiali, quindi si presume che i cani fossero scelti tra i migliori rappresentanti della razza.
    Questa prima documentata importazione negli USA fu seguita da alcuni cani importati negli anni ‘50 dal
    professor Rodney Young che conobbe questi cani durante gli scavi archeologici della tomba di Re Mida a
    Gordion in Turchia nell’area di Polatli .
    Ma la storia cinofila seguita dal riconoscimento ufficiale della razza in occidente comincia con le prime
    importazioni a metà degli anni ‘60 in Inghilterra ad opera della signora Charmian Biernoff Steele e quelle degli
    anni ‘70 dell’americano Robert Ballard, militare di stanza in Turchia che acquistò il suo primo maschio Zorba nel
    villaggio di Karapinar. Zorba era un soggetto pezzato e fu seguito dalla femmina bianca Peki presa in un
    villaggio alle foci del fiume Sakarya.Entrambi i cuccioli erano nati da cani da guardia al gregge e furono
    acquistati dai Ballard dopo aver subito alcuni furti durante la loro permanenza ad Ankara. Al ritorno in USA
    Zorba e Peki seguirono i Ballard e divennero i primi due Anatolian shepherd dogs registrati nei libri genealogici
    dell’ASDCA(anatolian shepherd dog club of America). Nell’agosto 1970 diedero alla luce la prima cucciolata
    registrata negli USA composta da sei cuccioli fulvi, bianchi e pezzati.Queste importazioni furono seguite da
    numerose altre, ed un ruolo molto importante ebbero le numerose importazioni ad opera dell’inglese Natalka
    Czartoryska che negli anni ‘70 e ‘80 importò numerosi cani di varia tipologia durante numerose spedizioni in
    Anatolia dove soggiornò a lungo vivendo a contatto coi pastori nomadi e seminomadi dell ’altopiano anatolico.
    Le sue osservazioni sul campo e le sue importazioni giocarono un ruolo importante nel riconoscimento del
    Pastore dell’Anatolia come razza indigena di vari colori, così come è ancora conosciuta in USA e Gran Bretagna(che riconosce kangal e pda come razze distinte) e com’era riconosciuta dall’FCI fino a giugno 2018, e come
    ancora oggi è allevata dai pastori nomadi in Anatolia.
    Interessantissime foto e commenti raccolti da Natalka in un diario di viaggio sono visibili sul sito Anatolian
    world https://www.anatolianworld.com/nj01.html .
    In Italia la razza seppur rara è conosciuta dagli anni ‘80 , probabilmente anche da prima, ma ,le prime
    importazioni conosciute risalgono appunto agli anni ‘80.
    Il sottoscritto ha avuto il suo primo cane, un maschio fulvo di provenienza turca ma di probabili origini afgane
    nel 1982. Sempre nel 1980 il signor Danilo Bogdanovich di Trieste importò diversi cani dalla Turchia; almeno
    uno di questi cani fu acquistato dal signor Giuseppe Citterio, il quale importò alcuni soggetti anche
    dall’Inghilterra e produsse qualche cucciolata negli anni 80 . Nei primi anni ‘90 la signora Rossella Petrelli di
    Roma importò una coppia da uno degli allevamenti statali turchi, credo quello di Ulas e produsse alcune
    cucciolate. I capostipiti(se non sbaglio Talaz e Pamuk) produssero dei buoni soggetti, uno dei quali Galatz della
    Mezzaluna ebbe anche buoni risultati espositivi a livello internazionale. Le successive generazioni per la
    difficoltà di reperire soggetti e forse per una scarsa volontà furono prodotte in stretta consanguineità e
    secondo me non furono all’altezza della prima; la produzione di quest’allevamento si chiuse presto.
    Due cinofili emiliani i signori Pellacani e Vellani importarono due maschi francesi, Herz e Hitower des douves
    d’Amponville, che parteciparono a varie esposizioni ma non furono mai riprodotti(un tentativo di
    accoppiamento tra Herz e la mia femmina Azla non andò a buon fine per incompatibilità di carattere). Sempre
    negli anni ‘90 ci furono le prime importazioni del sottoscritto, la prima fu la femmina australiana Cappadocia
    Faikh,campionessa mondiale, italiana, spagnola, internazionale ed europea seguita dal maschio belga Zwingli
    des Poteries, anch’esso campione italiano, spagnolo, internazionale ed europeo, che furono i capostipiti
    dell’allevamento Turk Aslan, seguiti da altre importazioni. Anche il signor Roberto Spagnuolo di Napoli
    importò negli stessi anni alcuni cani dalla Turchia,che non credo abbia mai riprodotto. Anche il signor
    Roberto Gallipoli di Vibo Valentia importò un maschio dalla Francia ed una femmina dal Belgio e produsse
    almeno un paio di cucciolate in quegli anni.
    Recentemente diversi soggetti sono stati importati dalla Francia, dalla Turchia dai paesi dell’ex Jugoslavia e da
    altri paesi dell’est europeo soprattutto dalla Romania dove la razza, seppur arrivata in tempi relativamente
    recenti sta riscuotendo un certo successo di numero.
    In Italia sono state prodotte diverse cucciolate negli ultimi anni, cito quelle di mia conoscenza e mi scuso se
    ne dimentico o ne ignoro qualcuna, iniziando da quelle regolarmente iscritte .
    Il signor Alberto Rappuoli di Grosseto ha prodotto una cucciolata nel 2013 dai cani di mia produzione Bekci e
    Turk Aslan Maral, la signora Valentina Preti di Modena ha prodotto diverse cucciolate a partire dal 2016, da
    Zora, allevata da Alberto Rappuoli e dallo stallone Turk Aslan Uzun,accoppiato recentemente anche ad una
    femmina di linea diversa.
    Nel 2016 il signor Andrea Melandri di Ravenna, proprietario della femmina Kira di origini turche importata dalla
    Bulgaria e iscritta al LIR come capostipite, ha prodotto una cucciolata col maschio Zorba allevato dal signor
    Alberto Rappuoli e di mia proprietà. Nello stesso anno Il dottor Enereo Germani di Ascoli Piceno ha allevato la
    sua prima cucciolata dalla campionessa italiana Turk Aslan Pembè e dal mio maschio Zorba, accoppiamento
    ripetuto nel 2017. Nel 2018 Kira di Andrea Melandri ha prodotto la sua seconda cucciolata col maschio Sam
    importato dalla Turchia dal signor Efisio Burreddu di Perugia; cucciolata non registrata in quanto il maschio non
    era a sua volta iscritto all’ENCI. Nello stesso anno Sam ha prodotto una seconda cucciolata, questa volta con la
    femmina Zoe, sempre di Efisio Burreddu e di importazione turca, anche questa cucciolata non è iscritta ENCI.
    Sempre nel 2018 Turk Aslan Pembè del dottor Germani ha prodotto la sua terza cucciolata, questa volta con lo
    stallone tigrato di importazione australiana Takas George di mia proprietà.
    Sempre negli anni 2000 un allevatore di Reggio Emilia Emanuele Manghi ha importato alcuni soggetti dalla
    Turchia ed ha prodotto e credo produca tuttora delle cucciolate; non so se i suoi soggetti e le cucciolate siano
    iscritti all’ENCI o no.
    Nel 2017 è stata prodotta una cucciolata in Piemonte dall’allevamento della Torre di Ovarda da due soggetti di
    origini francesi, ma credo che l’esperienza con questa razza si sia chiusa lì, così come quella dell’allevamento
    siciliano”kangal malakli italia” iniziata alcuni anni fa con soggetti di importazione di varia provenienza e
    terminata recentemente. Nello stesso anno ha prodotto la sua prima cucciolata il signor Marco Palmieri di
    Lecce dal maschio di importazione polacca Namik d k Bubu e dalla femmina italiana Turk Aslan Ucra, cucciolata
    ripetuta l’anno dopo.
    Altri appassionati come per esempio il signor Paolino Miglio di Varese proprietario di una femmina di origine
    turca e di un maschio romeno hanno prodotto cucciolate non registrate. Da menzionare anche il signor Doriano
    Banda,residente a Roma e proprietario di alcuni cani di allevamento turco nella casa di famiglia in Romania, che
    ha importato in Italia diversi cuccioli di suo allevamento ed altri di origine turca, soggetti non iscritti ENCI,
    alcuni dei quali hanno prodotto cucciolate a loro volta non registrate.
    La situazione della razza in Italia non è rosea, a fronte di alcune cucciolate selezionate e registrate nei libri
    genealogici dell’ENCI, e di alcuni seri allevatori, c’è un sacco di improvvisazione, e soprattutto scarsa
    conoscenza della razza.
    Soggetti anche di pregio sono stati importati da privati, ma purtroppo raramente vengono iscritti ai libri
    genealogici e spesso sono accoppiati in modo superficiale, e non danno nessun contributo alla razza.
    Il Kangal o coban kopegi o pastore dell’Anatolia,cmunque lo si voglia chiamare, è un cane molto equilibrato,
    ancora molto vicino alle origini pastorali e diversamente da altre razze di pastori custodi dell’est ha una
    reattività contenuta e manifestata solo in situazioni di reale necessità. Questa sua caratteristica è stata
    preservata fino a poco tempo fa non solo in Turchia, ma anche nei paesi occidentali dove la razza ha continuato
    a svolgere la funzione di guardia al gregge, come l’America, l’Australia,l’Africa ed in parte la Francia; purtroppo
    recentemente con l’aumento della notorietà, la razza sta subendo un cambiamento per soddisfare i gusti di un
    mercato che, ignorando la storia e le caratteristiche di razza, predilige cani più reattivi e mordaci, e
    specialmente nei paesi dell’est Europa la selezione sta prendendo un indirizzo che non appartiene a questa
    razza. Spesso per aumentare l’aggressività si ricorre al meticciamento con altre razze, e si vedono sempre più
    spesso soggetti di questa razza usati nell’attacco al figurante,pratica che non appartiene alla “mentalità” di
    razza. Altra pratica che contrariamente a ciò che si dice, non appartiene al mondo pastorale è quella della lotta
    tra cani, e purtroppo in Turchia e nei paesi dell’est Europa è molto diffusa; le linee di sangue da lotta sono
    sempre state evitate nella selezione occidentale, ma purtroppo le importazioni più recenti interessano in
    massima parte cani di queste linee perché la stragrande maggioranza di allevamenti turchi moderni,quelli che
    si possono contattare stando seduti davanti al computer,selezionano questo tipo di cani. Mentre le
    importazioni degli anni passati interessavano in massima parte cani pastorali.
    Queste nuove importazioni stanno avendo un impatto particolarmente negativo nei paesi dell’est Europa dove
    la razza era quasi sconosciuta fino a una decina di anni fa e in parte in Italia ,contrariamente ad altri paesi
    occidentali dove la razza è più diffusa con popolazioni e linee di sangue più vicine alle linee classiche già ben
    definite da decenni.
    Un altro grave problema riguarda la displasia dell’anca che, benchè non sia una patologia tipica della razza,
    affligge molte linee di sangue. Nelle vecchie linee di sangue occidentali controllate da generazioni il problema è
    molto marginale, ma nelle importazioni più recenti c’è una preoccupante incidenza della patologia. A questo
    proposito una sana collaborazione tra gli allevatori sarebbe importantissima, così come la nascita di un club per
    dare un indirizzo e delle linee guida per il mantenimento di una razza sana e rustica come ci è stata tramandata
    dai pastori. Ma purtroppo anche in Italia dove la razza è così poco conosciuta, le discussioni non riguardano la
    salute e l’equilibrio caratteriale della razza, ma bensì discorsi senza importanza come il colore,la presenza o
    meno della maschera nera, l’assenza di bianco ecc. ,e spesso purtroppo la selezione dei riproduttori si limita a
    colore e taglia gigante.
    La scarsa conoscenza della razza, l’impegno non indifferente necessario a mantenere un certo numero di
    soggetti, la difficoltà per lo meno negli anni passati di reperire nuove linee di sangue anche a causa della scarsa
    collaborazione tra allevatori, la scarsa volontà della prevenzione della displasia e dello studio delle linee di
    sangue, tutto questo ha fatto si che nonostante un buon numero di soggetti importati negli anni e in molti casi
    di buona qualità, le varie esperienze di allevamento si siano chiuse alle prime difficoltà e ai primi insuccessi,
    peraltro inevitabili quando ci si avvicina a certe razze in modo superficiale.
    Ma vediamo di conoscere un po’ meglio il Kangal coban kopegi(cane da pastore di Kangal), fino a pochi mesi fa
    chiamato cane da pastore dell’Anatolia, tornando alla storia recente della razza:
    In Inghilterra a metà degli anni ‘60 furono importati dalla zona di Konya i primi due cani Gazi of Bakirtoll Koyu e
    Sabahat of Hayiroglu(è consuetudine all’atto della registrazione dei cani di importazione turca pastorale
    includere nel nome il villaggio di provenienza, in questo caso Bakirtoll Koyu e Hayiroglu) di colore fulvo con
    maschera nera https://www.anatolianworld.com/images/gazi-sabahat.jpg .
    Volendo registrare la nuova razza al Kennel Club, e non essendoci un ente cinofilo in Turchia, né un nome
    ufficiale per la razza a parte il generico ma universalmente accettato coban kopegi, la signora Charmian Steele
    li registrò col nome di “Anatolian sheepdogs”. Col termine sheepdog si indica nei paesi anglofoni un cane
    conduttore di greggi, e , visto che i coban kopegi non lo sono affatto, il nome venne modificato più avanti in
    Anatolian Karabash dato che i primi cani importati erano fulvi con maschera nera, varietà di colore chiamata
    Karabas in turco.Anche questo nome si rivelò inadatto dato che non tutti i soggetti importati e nati da questi
    erano di colore Karabas, quindi si optò per Anatolian shepherd dog, nome che nel frattempo era stato adottato
    negli USA e che in seguito venne adottato dalla FCI fino al giugno 2018. Ebbe così inizio la polemica
    sull’esistenza o meno di una o più razze di pastori turchi, polemica che continua a tutt’oggi.
  2. In Inghilterra
    nonostante il Kennel Club riconoscesse fino al 2013 esclusivamente il pastore dell’ Anatolia di tutti i colori e
    pelo da corto a semilungo, esisteva oltre all’Anatolian shepherd dog club anche l’Anatolian Karabash club
    che promuoveva una razza esclusivamente fulva in varie gradazioni con una maschera nera più o meno estesa
    sul muso. In USA negli anni ‘80 si iniziò a parlare di Kangal dog come sinonimo di Karabas. L’allevatore
    commerciale David Nelson per mestiere “scopritore” di razze esotiche da importare e commerializzare in USA
    iniziò per primo a parlare di Kangal dog come di una razza più pura e distinta dai generici cani da pastore il
    nome Kangal non era allora usato in Turchia per indicare una razza, ma semplicemente per indicare i cani
    originari di quell’area, così come si faceva per i cani di altre zone, come Konya ecc, peraltro uguali per aspetto e
    funzione. Il francobollo turco del 1973 che raffigura il cane nazionale , lo indica come “coban kopegi” e non
    come Kangal coban kopegi, e allo zoo di Ankara dove alcune coppie di cani fulvi con maschera nera si
    riproducevano e da dove alcuni cuccioli vennero esportati in Ighilterra, la targa fuori dai recinti diceva “coban
    kopegi”. Il nome Kangal appare per la prima volta in documenti o in letteratura turca nel 1983 in un libro del
    generale Orhan Oncul, responsabile dell’allevamento militare di Gemlin a Bursa che definisce i cani di Kangal
    tra i migliori.
    Nel 1996 si tenne un simposio sulle razze turche all’università Selcuk di Konya; è qui che si gettarono le basi per
    il futuro riconoscimento del Kangal e dell’Akbas come razze distinte e non come varietà di coban kopegi. E’
    curioso come la classificazione delle razze turche sia stata affidata all’americano David Nelson, e la storia delle
    razze turche ad un membro del karabash club inglese che non era mai stato in Turchia prima di allora, è anche
    curioso il fatto che nessun sostenitore ne turco ne straniero del pastore dell’Anatolia come unica razza sia stato
    invitato al simposio, e che il dottor Cafer Tepeli, uno dei promotori del simposio durante il suo viaggio in
    occidente per conoscere la realtà dei cani turchi al di fuori del paese d’origine, abbia visitato esclusivamente
    allevamenti di karabas/kangal, e abbia avuto contatti solo con questi clubs.
    Il simposio fu assolutamente fuori da ogni standard normalmente accettato dal mondo accademico
    internazionale, molto del materiale presentato risultò non documentabile o addirittura falso. Non è accettabile
    formare un’ipotesi,anche se molto attraente e poi adattarla alla realtà se si vuole che sia accettata dalla
    comunità internazionale. Ciò nonostante dal simposio in poi il Kangal e l’Akbas hanno ottenuto uno status
    di razze antiche, rafforzato poi da una massiccia propaganda.Enti cinofili come quello australiano e sudafricano
    decisero di riconoscere il kangal come razza distinta dal pastore dell’Anatolia sulla base del materiale
    presentato al simposio. La confusione divenne ancora maggiore, in Australia si potevano iscrivere due fratelli
    come Kangal o come pastore dell’anatolia solo in base alla preferenza dei proprietari; in America l’AKC
    riconosce solo il pastore dell’Anatolia, ma l’UKC riconosce pastore dell’Anatolia, Kangal e Akbash, si possono
    avere cani riconosciuti dall’UKC come Akbash e Kangal iscritti all’AKC come pastori dell’Anatolia, questo parla
    chiaro sull’appartenenza di queste varianti ad un’unica razza.
    In Turchia esiste un’unica razza, o meglio una popolazione di guardiani del gregge variabile come tutte le razze
    indigene, come per esempio il pastore del Caucaso e il pastore dell’Asia centrale.Mantenere questa variabilità è
    essenziale per la salute della razza stessa; tutti noi conosciamo gli effetti deleteri di una stretta selezione basata
    sul colore o su altri tratti estetici minori,l’abbiamo visto in tante razze. Per questo lo standard del pastore
    dell’Anatolia era volutamente tollerante in termini di colore e lunghezza del pelo, ma rigoroso per quanto
    riguarda per esempio il carattere, la chiusura dei denti, la taglia, l’attitudine al lavoro.
    La ricerca di una omogeneità esasperata anche dall’uso della consanguineità stretta,e l’eliminazione dalla
    riproduzione di soggetti preziosi magari per una macchia bianca di troppo, restringono irrimediabilmente il
    patrimonio genetico già ristretto in occidente e possono portare in poche generazioni a situazioni di emergenza
    per la razza.
    Nel 2006 nacque in turchia il KIF,ente cinofilo turco affiliato alla FCI. Nel frattempo nuove cosiddette razze
    turche stanno spuntando a ritmi vertiginosi. L’unica oltre Kangal e Akbas riconosciuta dal KIF è il Malak o
    turkish mastiff, le altre(Boz shepherd, Kara Deniz Dag Kopegi ecc) sono riconosciute da associazioni minori. Il
    Malak, considerato da alcuni una razza antica è nella sua forma originaria nientemeno che un Kangal o pastore
    dell’Anatolia di taglia e ossatura maggiori, come se ne sono sempre visti in Turchia, ma la sua “scoperta” come
    nuova razza ed il successivo riconoscimento hanno portato un nuovo sconvolgimento nella vita dei cani da
    pastore turchi: per giustificare l’esistenza di tutte queste razze che invece non sono altro che varietà di
    un’unica popolazione è cominciato un lavoro di esasperazione delle differenze, e così il Malak ha iniziato ad
    essere ingigantito sempre più anche con l’immissione a volte molto evidente di sangue di english Mastiff,
    mentre il Kangal ha subito un rimpicciolimento, e il nuovo standard FCI che riprende quello turco, alla voce
    altezza e peso recita:
    Maschi 72 –78 cm x 48 – 60kg
    Femmine 65 – 73 cm x 40 – 50kg
    E’ ammessa una tolleranza di 2 cm in eccesso o in difetto, e questo significa che un maschio di 70cm ed una
    femmina di 63 cm sono ammessi dallo standard. Queste misure sono assolutamente arbitrarie e non
    rispecchiano la realtà non solo dei soggetti di allevamento, ma neanche di quelli di selezione pastorale. E’ vero
    che esistono altre razze di pastori custodi che con queste misure svolgono egregiamente la loro funzione, ma i
    cani turchi sono sempre stati di taglia superiore, e lo standard del pastore dell’Anatolia, con un’altezza di 74 –
    81cm x 50 – 65kg nei maschi e 71 -. 79cm x 40 – 55kg nelle femmine, rispecchiava perfettamente le misure
    della razza, con una taglia minore nei cani dei pastori nomadi e maggiore in quelli dei pastori semi-nomadi o
    stanziali.
    Altre caratteristiche adattate alla necessità di creare artificialmente delle differenze che giustificassero la
    creazione di più razze di pastori custodi turchi sono il colore e lunghezza del pelo; come abbiamo già visto il
    coban kopegi è una razza indigena che al pari di razze simili come il pastore dell’Asia centrale e il pastore del
    Caucaso presenta una vasta gamma di colori e mantello da corto a semilungo con denso sottopelo. E’vero che il
    fulvo in varie gradazioni a pelo corto è l’espressione di razza più comune, ma è altrettanto vero che in ambito
    pastorale il colore non è mai stato un criterio di selezione; è assurdo pensare che i pastori nomadi eliminino
    dalla riproduzione soggetti pezzati o senza la maschera nera, se questi svolgono al meglio la funzione di
    protezione del gregge, un buon cane non è mai del colore sbagliato. Mentre la cinofilia, nell’intento di creare
    nuove razze ha stabilito che il Kangal è soltanto fulvo a pelo corto con maschera nera obbligatoria ed originario
    della regione Sivas Kangal, l’Akbash solo bianco a pelo corto e semilungo ed orignario della Turchia occidentale
    e il Malak di taglia maggiore,a pelo corto di tutti i colori ed originario dell’area di Aksaray. I soggetti a pelo
    lungo non sono per ora collocabili in nessuna di queste razze; anni fa, durante il famoso simposio del 1996, la
    classificazione di David Nelson indicava la razza Kars a pelo lungo e di tutti i colori come originaria
    dell’omonima provincia nell’estremo est della Turchia al confine col Caucaso, ma altri autori considerano quei
    cani come dei veri pastori del Caucaso, quindi suggerirono per i cani a pelo lungo un’identità più nazionale
    collocando la loro origine nella regione del Mar Nero e chiamando questa ulteriore razza Kara Deniz Dag Kopegi
    ossia pastore delle foreste del Mar Nero. La questione dei cani a pelo lungo che peraltro per effetto di un allele
    recessivo del pelo corto nascono nelle cucciolate di Kangal e Malak,è ancora in sospeso, e la razza Kara Deniz
    Dag Kopegi è riconosciuta solo da associazioni minori ma non dal KIF, unico ente turco affiliato FCI.
    Come si può ben capire la situazione dei cani da pastore turchi è piuttosto confusa , stanno riscuotendo un
    certo successo in questi ultimi anni e i personaggi in cerca di guadagni e di notorietà abbondano; fantomatiche
    razze antiche, dagli ultimi cani dei Babilonesi scoperti da tizio a quelli degli Hittiti e dei Sumeri scoperti da caio,
    sappiamo come vanno queste cose, specialmente in quest’epoca dominata dai social media . La realtà è molto
    semplice e mi stupisce che tanta gente non la voglia capire: abbiamo una popolazione di cani indigena che è
    giunta dal passato ai nostri giorni grazie ai pastori e alla natura, diversa dalle razze moderne, e forse per questo
    difficile da capire ed accettare nella sua variabilità; negli ultimi 40 anni circa è approdata al mondo cinofilo e
    per i motivi citati fin’ora ha preso e sta prendendo delle strade selettive differenti. Secondo me, ma anche
    secondo la storia e secondo la genetica, questi nuovissimi indirizzi selettivi non si possono considerare razze, le
    differenze sono minime e soprattutto non sufficenti a determinare razze differenti. E’ un vero peccato che non
    si riesca a cogliere l’unicità di razze come questa ed accettarle e mantenerle come ci sono state tramandate.
    Non c’è niente da recuperare o da migliorare qui, bisogna solo conservare e mantenere un tesoro inestimabile
    che abbiamo la fortuna di poter ammirare ancora intatto.
    Il Kangal (ex pastore dell’Anatolia) è un cane molto equilibrato,un ottimo guardiano ed un ottimo cane da
    famiglia,impegnativo ma non difficile. So che molti sorrideranno a questa mia osservazione, ma questi cani
    hanno capacità di discernimento e sanno valutare e dosare le proprie reazioni in base alla minaccia. Usano la
    dissuasione come prima risorsa ricorrendo all’attacco solo se necessario. Da millenni decidono
    autonomamente nella guardia e questa loro caratteristica ne fa dei cani davvero affidabili ma può anche essere
    il loro punto debole in quanto li porta spesso a prendere decisioni che non combaciano con quella del
    proprietario. In famiglia sono cani eccezionali, legati a tutti i componenti,affidabili e delicati con bambini e
    persone anziane così come con gli animali di casa. Hanno bisogno di un giardino, meglio ancora di un terreno
    ben recintato; sono autonomi nelle decisioni ma non indipendenti nel senso che possono vivere da soli 18 ore
    al giorno; la presenza del proprietario è molto gradita e lo dimostrano l’affetto e la sensibilità che gli
    riservano.La presenza di animali, anche gatti, o altri cani è molto gradita, questi cani hanno un’attitudine innata
    a legarsi ad animali molto diversi da loro e a proteggerli.
    Durante l’adolescenza alcuni soggetti tentano la scalata sociale, testando il proprietario, ma mai in modo
    aggressivo, e basta un po’ di pazienza e coerenza per collocarli al giusto posto nella scala gerarchica, cosa che
    accettano di buon grado, e una volta stabiliti i ruoli difficilmente verranno rimessi in discussione. Sono cani
    ancora molto vicini alle origini pastorali e se proprio non si fanno degli sbagli madornali, la convivenza non è
    difficile. Fanno un’ottima guardia ma non sono il tipo di cane che fa grosse scene al cancello, accettano
    solitamente gli ospiti in presenza del proprietario, limitandosi ad ignorarli e tenerli d’occhio, alcuni soggetti
    sono più socievoli ed accettano anche di farsi toccare, ma in assenza del proprietario cambiano
    completamente, specialmente di notte. Questo lato del carattere è presente sia nei soggetti di guardia al
    gregge nel paese d’origine, sia nei soggetti di allevamento occidentale. Quando di guardia al gregge si limitano
    ad annunciare la propria presenza se non si supera la linea di sicurezza che i cani indicano facendo delle parate
    e abbaiando. Se il pastore è presente ci si può avvicinare e i cani una volta capito che la situazione è normale
    tornano calmi ma sempre vigili, in assenza del pastore sono molto espliciti e nessuna persona di buon senso
    ignorerebbe i loro avvertimenti. Coi predatori naturali il discorso cambia perché se gli umani possono
    avvicinarsi col benestare del pastore e senza cattive intenzioni, un lupo si avvicina solo per attaccare il gregge e
    i cani lo sanno bene, quindi le loro reazioni verso il selvatico sono molto più esplicite.
    Al di fuori della proprietà se ben socializzati sin da piccoli sono generalmente indifferenti a cani e persone se
    non sfidati apertamente; certi soggetti specialmente maschi invece possono risultare difficili da gestire in
    presenza di altri cani sconosciuti.
    L’alimentazione base nel paese di origine è costituita dallo yal, un pastone di cereali cotti, generalmente orzo.
    In certi casi fino al 90% dell’alimentazione è costituito da yal, la restante parte prevede avanzi, scarti della
    macellazione, siero di latte, latte acido ecc. I cani dei pastori integrano questa dieta con piccole prede, carogne
    ecc.
    Pare che, nonostante le nuove teorie sull’inadeguatezza dell’uso dei cereali nella dieta dei cani, i coban kopegi
    abituati da secoli a questa dieta sarebbero in grado di assimilarli meglio di altre razze.
    L’alimentazione dei cani di allevamento non è difficile, sono cani molto rustici sotto questo aspetto. La dieta
    naturale cruda è la cosa migliore per tutti i cani se si ha la possibilità di seguirla, ma anche i cibi industriali sono
    ben tollerati se di buona qualità.
    Quale che sia l’alimentazione scelta, è molto importante durante la crescita non eccedere mai nella quantità ne
    nell’eccesso di calorie se si usa una dieta secca. E’importante favorire una crescita lenta per dare tempo alla
    muscolatura di svilupparsi adeguatamente prima che il cucciolo sia troppo pesante. Grazie al loro basso
    metabolismo mangiano molto poco rispetto alla loro taglia, non più di un pastore tedesco o di un Labrador per
    esempio.
    In Europa la Francia è il paese con la più alta concentrazione di Kangal, in Germania sono presenti molti
    soggetti di proprietà di cittadini turchi ma non sono presenti molti allevamenti . In Gran Bretagna, come
    abbiamo visto il primo paese di diffusione della razza, Pastore dell’Anatolia e Kangal sono registrati come razze
    distinte, ma non sono diffusi come nel passato. Nel resto d’Europa la razza resta rara, mentre è abbastanza
    diffusa in USA sia come razza da lavoro che da famiglia/guardia/show. L’ Australia dopo la decisione FCI di
    riconoscere il Kangal ha optato per il riconoscimento di due razze distinte, lasciando la decisione ai proprietari
    di iscrivere i propri cani ad uno o all’altro registro,indipendentemente dal colore e taglia.
    Qui sotto il vecchio standard FCI
    Standard (n.331 – 1989)
  • Aspetto generale
    Grande, alto, imponente, ben muscoloso, con testa larga e pesante, pelo corto o semilungo folto. Essenziali
    sono la taglia, la resistenza e la velocità.
  • Proporzioni importanti
    Il muso è leggermente più corto del cranio
  • Comportamento e carattere
    Saggio e ardito, non aggressivo, indipendente, molto intelligente e docile, fiero e sicuro di sè. Fedele e
    affettuoso con i proprietari, è diffidente verso gli estranei quando è adulto.
  • Testa
    Grande, larga tra le orecchie, con stop non eccessivamente accentuato. Cranio leggermente convesso. I maschi
    adulti devono avere la testa più larga delle femmine. La regione facciale vista da sopra e praticamente
    rettangolare. Il profilo è squadrato. Il muso si restringe di pochissimo verso il tartufo, che è nero tranne che nei
    soggetti rosso-bruno. Labbra leggermente cascanti con bordi neri. Il labbro superiore corre perfettamente la
    linea inferiore della mandibola. Le commessure sono ben chiuse.
    Dentatura forte, robusta, regolare, con chiusura a forbice. Gli occhi sono piuttosto piccoli in proporzione al
    cranio, ben distanziati e profondi. La congiuntiva non deve essere visibile, colore da dorato a bruno secondo il
    mantello. Le orecchie sono di media grandezza, arotondate in punta, portate aderenti al cranio; tendono a
    sollevarsi un poco quando il cane è in attenzione.
  • Collo
    Di media lunghezza, leggermente arcuato, muscoloso e poderoso piuttosto grosso e con leggera giogaia.
  • Tronco
    Possente, muscoloso, senza grasso superfluo. La linea superiore è piuttosto corta, proporzionata alla lunghezza
    degli arti, diritta, leggermente arquata all’altezza dei lombi. Linea inferiore ben rientrata. Torace ben disceso
    che arriva ai gomiti; costole ben aperte; buona la lunghezza della cassa toracica.
  • Coda
    Lunga almeno fino al garretto. attaccata piuttosto alta. In posizione di riposo è portata bassa e leggermente
    arquata, quando il cane è eccitato viene porata alta con l’estremità curvata sul dorso, soprattutto nei maschi ( a
    forma di anello).
  • Arti anteriori
    Spalla ben muscolata, solida e ben inclinata. Arti ben distanziati, diritti, di buona lunghezza e solida ossatura.
    Gomiti ben aderenti e liberi nel movimento. Metacarpi solidi e leggermente inclinati visti di profilo. Piedi solidi
    con dita ben chiuse. Unghie corte e cuscinetti molto solidi.
  • Arti posteriori
    Possenti e muscolosi ma più leggeri degli anteriori. Visti da dietro sono in perfetto appiombo. Grassella ben
    angolata.
  • Movimento
    La testa, il collo e il tronco, durante il movimento, sono allineati in modo da dargli un’impressione di furtività e
    potenza. Il movimento è ampio. L’ambio è ammesso nelle andature lente.
  • Mantello
    Corto o semilungo con un sottopelo molto sviluppato. La lunghezza varia molto a seconda del clima. Più lungo e
    folto al collo, spalle e cosce. Il pelo è più lungo in inverno.
  • Colore
    Tutti i colori sono ammessi.
  • Peso e taglia
    Maschi da 50 a 65 kg di peso e altezza al garrese da 74 a 81 cm.
    Femmine da 40 a 55 kg di peso e altezza al garrese da 71 a 79 cm.
  • Difetti gravi
    Arti corti. Movimento pesante e lento. Di costituzione troppo massiccia o troppo leggera. Levrettato. Cranio
    piatto. Movimento non corretto. Pelo troppo lungo.
  • Difetti da squalifica
    Muso troppo corto (1/3 della lunghezza totale della testa). Pelo troppo corto e liscio, senza sottopelo.
    Prognatismo o enognatismo. Incapacità di fare la guardia al gregge.
    Qui sotto il link per il nuovo standard FCI
    http://www.fci.be/Nomenclature/Standards/331g02-en.pdf
    Come abbiamo visto non c’è pace per questa razza. Per fortuna nel paese d’origine è ancora ben diffusa la
    pastorizia e l’utilizzo di cani rustici, ma è comunque in declino, quindi il ruolo degli allevamenti diventerà
    sempre più importante per la conservazione di questa reliquia del passato.
    Ma purtroppo i grandi allevamenti turchi con centinaia di soggetti sempre più lontani dalle origini, sempre più
    giganti e con attitudini completamente diverse non saranno molto utili. Per assurdo Gli USA dove la razza è
    molto utilizzata nel lavoro e con la variabilità dei cani originali, potrebbero essere molto importanti, ma la
    cultura, l’ambiente che hanno forgiato questa razza non si possono riprodurre fuori dal paese d’origine, e
    quindi speriamo che la Turchia possa garantire un futuro a questa razza senza allontanarsi troppo da un
    passato che non può essere ignorato.

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